Per l’ingresso al concerto è altamente raccomandata la prenotazione al 339.27.48.814 (solo whatsapp) o via email a: amkarljenkins@gmail.com
Obbligo di mascherina
Apollo e le Muse
Musiche da Hexachordum Apollinis (6 Arie con variazioni) di Johann Pachelbel (1653-1706) e Musicalischer Parnassus (9 Suites per il cembalo) di Johann Caspar Ferdinand Fischer (1656? – 1746)
J. C. F. Fischer
Calliope (suite II, in Sol M):
Ouverture – Balet Anglois – Menuet 1, Menuet 2 – Bourée – Gigue
J. Pachelbel
Aria II con 5 Variazioni in Mi m (P.194)
J. C. F. Fischer
Euterpe (suite VI, in Fa M):
Praeludium – Allemande – Air Anglois – Bourrée – Menuet – Chaconne
*****
J. Pachelbel
Aria I con 6 Variazioni in Re m (P.193)
J. C. F. Fischer
Polymnia (suite VIII, in Re M):
Harpeggio – Allemande – Menuet1, Menuet2 – Marche – Combattement – Air des Triomphans
J. Pachelbel
Aria III con 6 Variazioni in Fa M (P.195)
J. C. F. Fischer
Uranie (suite IX, in re m):
Toccata -Allemande – Courante – Sarabande – Gavotte – Gigue – Rigaudons I & II –
Passacaglia
Basilio Timpanaro, clavicembalo
Ingresso 10€
Diplomato con lode in pianoforte e in direzione di coro, ha poi studiato Clavicembalo e Organo antico al Conservatorio di Rotterdam, perfezionandosi successivamente in quello di Utrecht, dove ha conseguito il “Diploma Concertistico” di Clavicembalo sotto la guida di Siebe Henstra. Ha seguito seminari e Master Class con Ton Koopman, Gustav Leonhardt, J. Christensen. Si è anche laureato con lode in Musicologia presso l’Università di Bologna, con una tesi sul Basso continuo nella musica italiana del Seicento.
Ha svolto attività concertistica da solista e con diversi gruppi, collaborando con alcuni fra i cantanti e strumentisti più affermati nel campo della musica barocca (ha anche eseguito in duo con il famoso cembalista A. Staier i concerti a due cembali di J. S. Bach) e partecipando ad alcuni tra i più importanti festivals europei di musica antica.
Ha preso parte a numerose incisioni discografiche (tra cui l’integrale delle opere di C. Monteverdi sotto la direzione di G. Garrido), alcune delle quali hanno ottenuto prestigiosi riconoscimenti della critica internazionale: Diapason d’Or, Premio Vivaldi, Gran Prix du Disque. Un suo CD, con brani solistici di J. H. d’Anglebert, è stato pubblicato dalla casa discografica olandese Brilliant; un altro, pubblicato dall’etichetta Stradivarius, con musiche di Mozart per cembalo a 4 mani, registrato in duo con la clavicembalista Rossella Policardo, ha ottenuto il riconoscimento di “Best of Year 2016” dall’American Record Guide .
Benché prediliga e privilegi, nella sua attività artistica, il ruolo di cembalista, sia come solista che come continuista, si dedica occasionalmente alla direzione al cembalo; nel novembre 2014 ha diretto La finta parigina di D. Cimarosa, per la stagione dell’Opéra de Paris.
Ha tenuto vari corsi di perfezionamento di clavicembalo e basso continuo e seminari sulla Prassi esecutiva e la trattatistica della musica antica e, per quanto riguarda l’attività musicologica, ha curato l’edizione moderna di alcune cantate di A. Scarlatti, custodite presso il Fondo Altieri di Noto.
Vincitore di concorso a cattedra, è titolare della cattedra di Clavicembalo e Tastiere storiche presso il Conservatorio “A. Scarlatti” di Palermo.
L’ Hexachordum Apollinis (6 Arie con variazioni) di Johann Pachelbel e
il Musicalischer Parnassus (9 Suites per il cembalo) di Johann Caspar Ferdinand Fischer
Due tra i maggiori compositori tedeschi per tastiera vissuti a cavallo tra la seconda metà del XVII e la prima metà del XVIII sec., dunque della generazione immediatamente precedente a J.S. Bach, furono Johann Pachelbel (1653 – 1706) e Johann Caspar Ferdinand Fischer (1656?- 1746). Entrambi mostrano nella loro musica i due influssi stilistici, quello italiano e quello francese, sostanziati comunque della tradizione contrappuntistica tedesca, che troveranno poi la perfetta fusione nell’opera del sommo Maestro di Eisenach. E per molti aspetti, cui accenneremo di seguito, le loro composizioni anticipano alcuni temi che verranno sviluppati da Bach.
Nato a Norimberga, Pachelbel può essere considerato uno dei massimi esponenti della scuola tastieristica della Germania meridionale; egli fu profondamente influenzato nella sua formazione dallo stile italiano, mediato appunto dai musicisti austriaci e della Germania meridionale, come il suo maestro K. Kerll (a sua volta allievo di Frescobaldi e di Carissimi). A queste influenze è probabilmente dovuta la cantabilità delle sue melodie, trattate sempre con grande eleganza, raffinatezza armonica e vivacità ritmica. Si tratta, insomma, di melodie ben lontane dai temi, piuttosto severi e quasi “impersonali”, tipici della scuola organistica del Nord; e, cosa sicuramente importante e nuova in quel tempo, le sue “Arie”, usate come base per le variazioni, sono create da lui stesso, mentre all’epoca era ancora diffuso l’uso di comporre variazioni su temi dati o canti popolari (un primo esempio di “aria” con variazioni “inventata” dall’autore, e quindi intitolata col suo proprio nome, è l’Aria detta la Frescobalda , per l’appunto di G. Frescobaldi).
Anche il suo modo di sviluppare le Variazioni non è particolarmente denso di dotto contrappunto (il suo tessuto contrappuntistico, vario e con piccole, libere imitazioni fra le voci, sembra piuttosto richiamare i “motivi complementari” di Sweelinck), e tuttavia risulta sempre interessante ed estremamente piacevole, attraverso l’uso di figurazioni ritmiche e disegni tipicamente tastieristici, via via più vivaci e virtuosistici. E’ proprio la prevalenza di queste figurazioni (spesso arpeggi e accordi spezzati e sincopati o in contrattempo, note ribattute) che ci porta personalmente a ritenere le variazioni dell’Hexachordum Apollinis più adatte e sonoramente efficaci al cembalo che all’organo.
Una delle caratteristiche, che fa di Pachelbel (come poi sarà ancor più Fischer) un precursore di Bach (con la cui famiglia egli fu a stretto contatto ad Eisenach), è l’esplorazione delle diverse tonalità, anche le più “lontane”, che porterà poi al bachiano clavicembalo “ben temperato”. Nell’Hexachordum Apollinis (ossia le “sei corde di Apollo”) le sei “Arie” si susseguono ascendendo diatonicamente dal Re al La e concludendosi con l’ “Aria Sebaldina” in Fa m (tonalità non molto usata nel ‘600), in cui l’ultima nota dell’esacordo, il Si b, compare in chiave. Molto più in là sulla via dell’ampliamento delle tonalità usate va Pachelbel con le sue 21 Suites del 1683, che si susseguono dal Do M al Si m, passando attraverso 17 tonalità successive e ponendolo così come importante precursore di Bach.
Più vicina allo stile francese è l’opera per tastiera di Fischer, che si suppone, infatti, possa aver soggiornato a Parigi dove avrebbe studiato con Lully. Che l’ipotesi sia vera o meno è comunque certo che Fischer ebbe una grande influenza nel diffondere lo stile francese in Germania, sia attraverso le sue Suites orchestrali (Le journal du printemps, op. 1, 1695) sia in quelle per clavicembalo. Secondo Gerber (Historisch-biographisches Lexikon der Tonkünstler, 1792), Fischer “era considerato uno dei migliori clavicembalisti del suo tempo, famoso per aver diffuso e fatto conoscere l’arte dell’ornamentazione [francese] in Germania”. Anche Carl Philipp Emanuel Bach conferma in una sua lettera del 1775 che suo padre, Johann Sebastian, aveva apprezzato e studiato le opere di Fischer.
Tra le sue opere per organo si ricorda l’Ariadne musica, una raccolta di pezzi (principalmente per manuale solo) in cui troviamo venti preludi e fughe che spaziano attraverso ben 19 tonalità, costituendo così, insieme alle già citate Suites di Pachelbel, il più importante antecedente storico del Clavicembalo ben temperato, che sicuramente Bach prese a modello; la figura di Arianna compare nel titolo proprio a simboleggiare la guida nell’insidioso labirinto delle tonalità “lontane”.
Lo stile cembalistico francese, già presente nelle suites op. 2 del 1696 (note come Musicalisches Blumen-Büschlein), è pienamente sviluppato soprattutto nelle 9 suites del più tardo e maturo Musicalischer Parnassus (Augusta, senza data, ma presumibilmente fine anni ’30), in cui ogni suite porta il nome di una delle nove Muse («le nove figlie dal grande Zeus generate: Clio e Euterpe e Talia e Melpomene,Tersicore e Erato e Polymnia e Urania, e Calliope, che è la più illustre di tutte.»
Esiodo, Teogonia), di cui Apollo era guida. Qui Fischer traspone per tastiera la suite orchestrale di balletto, aggiungendo o sostituendo alle tradizionali danze della suite tastieristica (Allemande, Courante, Sarabande, Gigue) non solo le tipiche danze galanti (Menuet, Gavotte, Rigaudon, Bourée, Passepied) ma anche la Chaconne, la Passacaglia, il Balet Anglois, il Rondeau, nonché brani descrittivi e di carattere come la Marche, il Combattement e l’Air des Triomphans, presenti nella suite Polymnia. Ogni suite è introdotta da un preludio, sotto diverse forme e titoli: Praeludium harpeggiato, Ouverture,Toccata, Tastada, etc.