PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA (anche via whatsapp) al 339.27.48.814
o via email: amkarljenkins@gmail.com
ARAM KHACHATURIAN
TRIO per clarinetto, violino e pianoforte
Andante con dolore, con molta espressione, Allegro, Allegro agitato, Moderato, Presto
IGOR STRAVINSKY
Suite da L’HISTOIRE DU SOLDAT
Marche du Soldat
Le Violon du Soldat
Petit Concert
Tango-Valse-Rag
Danse du Diable
DMITRI SHOSTAKOVICH
CINQUE PEZZI
Preludio – Gavotta – Elegia – Valzer – Polka
ALEXANDER ARUTIUNIAN
SUITE for Trio
(violino, clarinetto e pianoforte)
Introduction, Scherzo, Dialog, Final
HISTOIRE TRIO
Piero BINCHI, violino
Stefano BELLANTE, clarinetto
Silvia DI DOMENICO, pianoforte
Ingresso ad offerta consigliata
L’inserimento del clarinetto nella ben consolidata formazione del duo violino e pianoforte e nella
altrettanto tradizionale struttura del trio pianoforte, violino e violoncello – in questo caso il clarinetto
prende il posto del violoncello – determinò una situazione nuova e altamente intrigante per i compositori
da fine ‘800 fino a tutto il ’900.
Le relazioni strumentali che da Haydn in poi avevano attribuito al violino il ruolo di guida
tematica con il sostegno del pianoforte, destinando al violoncello spesso un ruolo di supporto armonico,
vengono completamente stravolte.
La presenza di due strumenti su tessiture molto più vicine dà una coloratura più chiara, a volte
addirittura aspra, alle composizioni destinate a questa formazione ma non solo; l’inserimento di un
“sostituto” permette al violino di abbandonare a volte il suo ruolo di guida tematica e passare, seppur
momentaneamente, ad un ruolo intermedio o addirittura di “accompagnamento”.
Tutto ciò anche grazie al rapidissimo sviluppo tecnico e sonoro del clarinetto nell’800 e alla
parallela evoluzione della tecnica strumentale; ed ecco che al compositore si aprono colorature, suggestioni
e sonorità mai udite fino ad allora.
Non deve sorprendere pertanto l’interesse che questa “nuova” formazione ha destato fin da subito
in coloro che cercavano nuove strade.
È il caso degli autori proposti in questo programma dedicato al ‘900 russo.
Forte il fascino esercitato su di loro dalle spinte innovatrici di matrice occidentale, seppur
mitigate dalle imposizioni del regime politico; e altrettanto intensa la curiosità per il folklore e la cultura
popolare come fonte di ispirazione.
I cinque pezzi del giovanissimo Dmitry Shostakovich, originali per 2 violini e pianoforte, ispirati ai ritmi
settecenteschi di danza rappresentano un tributo alla grande tradizione europea, riferimento per una
intera generazione di compositori russi, ivi compreso Igor Stravinsky costretto dallo stravolgimento politico
della Rivoluzione a rifugiarsi in Svizzera e poi in Francia.
E proprio in Europa Stravinsky può finalmente liberare la sua creatività realizzando un’opera
iconica: L’Histoire du Soldat, un modello praticamente perfetto di contaminazione tra tradizione
letteraria russa e cultura musicale occidentale.
Con il Trio di Aram Khachaturian e la Suite di Alexander Arutiunian infine, ci troviamo
immersi nella cultura armena e le sue melodie popolari.
I due musicisti, infatti, pur se di epoche differenti, Khachaturian nasce a Tiblisi nel 1903 e
muore a Mosca nel 1978 mentre Arutiunian nasce nel 1920 a Erevan in Armenia dove poi morirà nel
2012, attingono entrambi a quel patrimonio di melodie e ritmi tipici della cultura dell’Asia centrale, di
quella armena in particolare, che conferiscono ai brani un tocco di esotismo grazie al quale realizzano
appieno la poetica del realismo socialista intesa come immediatezza e facilità di ascolto.